martedì 24 luglio 2012

Nel segno della pecora

Il libro di cui vi parlo è di H. Murakami, autore che avevo preso in mano molti anni fa con Dance dance dance, mai finito, e ripreso con Kafka sulla spiaggia, che rileggerò presto e che è arrivato immediatamente al primo posto nella classifica dei miei libri preferiti. È anche un autore terribilmente difficile da definire, quindi perdonate se questa recensione vi sembrerà slegata, mancante di coerenza e logica. Dovrete trovarvi voi un senso, esattamente come nei romanzi di Murakami.
Ah, Dance dance dance lo leggerò quanto prima, adesso so come va affrontato.

Genere: è Murakami. Ma per chi non conosce Murakami, provo comunque a dare una definizione dell'indefinibile: è onirico, distopico, utopico, essenza della realtà e frattura nella stessa.

Trama: un trentenne senza nome, senza scopo nella vita, annoiato, che ha perso la presa (se mai l'ha avuta) sulle redini della propria esistenza, viene di colpo chiamato a rapporto dal braccio destro del Maestro, colui che, in un modo o nell'altro, decide e governa mezzo mondo. Da lui vogliono che ritrovi una pecora, che compare in una foto che egli ha usato poco tempo prima per un volantino. Così, lui e la sua ragazza dalle orecchie bellissime e con strani poteri partono per un viaggio alla ricerca dell'animale, seguendo le tracce del Sorcio, l'amico che gli ha mandato la foto, ritrovando brandelli di passato, relazioni sfilacciate, liberandosi dell'inutile e ritrovando il senso dell'essenziale e della vita. La pecora ha la strana facoltà di penetrare nelle coscienze di chi sceglie e di donare loro potere, in cambio di fare quello che le garba del mondo. Finirà? Come finirà? Si può fermare, si deve fermare?
Una cosa è certa: non è più il caso di lasciarsi scivolare la vita addosso.

Stile: è Murakami. E qui davvero faccio difficoltà a descriverlo in qualsiasi altro modo. Se chiunque altro scrivesse così, direi che è lo stile di Murakami - ma dovendo descrivere per l'appunto lo stile di Murakami, cercherò di farlo in modo per forza di cose approssimativo. È di una lentezza esasperante e di una velocità stordente. Sa cosa fare delle parole, sa come usarle per portare il lettore dove vuole, a sentire quello che vuole. Perdi il senso dello spazio, del tempo, perdi ogni appiglio logico-consequenziale, e quando smetti di leggere ci metti ben più di un attimo a riprendere le fila della tua esistenza, a capire di nuovo chi sei, a fare il punto. Ti sconvolge da dentro, ti butta in uno shaker e agita con gusto, ti rincoglionisce non poco. Portandoti con sé, alla fine fa di te il suo personaggio, e ti muove come vuole, e ti fa provare quello che vuole.

Personaggi: mediocri, ma esemplarmente tali. Funzionali alle emozioni, alle sensazioni, alle elucubrazioni. Ci sono storie che vertono sulla trama, altre sui personaggi. Murakami usa entrambe le cose come strumenti per trasmettere i suoi messaggi, come tramite delle sensazioni che il lettore deve provare. I suoi personaggi sono vuoti eppure pieni, vuoti per essere riempiti dal lettore, pieni di pensieri e sensazioni e metafisica.

Commento: mi sento ancora sottosopra come appena scesa dalle montagne russe. L'ho trovato un pelo sotto a Kafka, forse un po' più metafisico, più elucubrativo, più cerebrale; dove Kafka aveva un po' più mistero, un po' più azione, questo ha pensieri, divagazioni filosofiche, viaggi nell'animo e nell'essenza umana.

Voto: 9/10

Consigliato: a chi non ha paura di entrare nello specchio e guardare, senza veli, senza abbellimenti, la realtà di qua e di là - a chi non ha paura di vedere chiaro grazie alle deformazioni - a chi non ha paura di perdersi irrimediabilmente per potersi, poi, forse, ritrovare.

7 commenti:

  1. Ho scoperto Murakami da poco e di suo ho letto "Norwegian Wood" e "La ragazza dello Sputnik" e mi sono piaciuti entrambi. "Nel segno della pecora" giace nella mia libreria e mi sa che dopo questa tua recensione sarà uno dei prossimi che leggerò ^^

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    1. Consigliato, ma più consigliato è Kafka, assolutamente.
      Se la Pecora ti piace, sappi che questo è il primo di una trilogia, che prosegue con Dance dance dance e finisce con L'uccello che girava le viti del mondo. I due che hai letto tu mi mancano, invece, non ce li ho neanche a casa... toccherà rimediare =D

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  2. Mi correggo, L'uccello non c'entra >.> Trilogia del ratto: Hear the Wind Sing, Pinball 1973, Nel segno della pecora (dei primi due trovi solo in inglese); Dance dance dance è a tutti gli effetti il seguito della Pecora, e in quanto tale potremmo definirlo il quarto della trilogia.

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  3. Mi piace molto come in questo post tu descrivi lo stile di Murakami. io mi sono sentita esattamente come spieghi tu! :)
    Come forse ricordi, io ho appena finito Kafka.... che ho adorato al punto che oggi un po' mi dispiaceva restituirlo in biblioteca! Per consolarmi ho preso Il segno della pecora.

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    1. Grazie ^-^ Non è stato facile descriverlo... ricordo di esser rimasta lì a cercare di mettere ordine ai pensieri per dar loro una forma coerente e comprensibile, e poi di aver pensato "ah, al diavolo!" e aver deciso di buttar giù tipo stream of consciousness. Che poi ho risistemato quanto basta e in effetti è venuto come volevo =)
      Capisco benissimo... per questo i suoi libri li colleziono in cartaceo, mi ci affeziono a livello fisico, oltre che alla storia. Ho detto che è amore! =D

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  4. Da amante della lettura mi sono iscritta, di Murakami ho letto Dance dance dance e La fine del mondo e il paese delle meraviglie. Ho realizzato che devo essere con un certo stato mentale x apprezzare il suo stile unico. E adesso mi hai fatto venire voglia di leggerlo :)Prima però devo terminarne uno di C.R.Zafon! (che adoro!)

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    1. RARGH avevo perso questo commento! Se hai già letto Dance dance dance potrebbe darti uno strano effetto vertigine leggere la Pecora :)
      Vero, Murakami chiede un certo stato mentale, infatti è dall'estate/autunno scorso che non leggo nulla di suo :/ adesso però credo si stia ricreando la magia...

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